Poesia: Monito
Illusione beffarda la credenza
dell’erranza nell’impermanenza
con veemenza e prudenza
d’un presente esente della sostanza dell’Essente.
Accettando la dualità si cede alla vacuità,
amando per di più l’ineluttabilità!
Da sveglio nel risveglio veglio e sorveglio il meglio!
È la via dell’ancestrale alchimia!
Per dono e nel perdono vivo
nella via condivido il dono dell’armonia!
Testimoniando, dagli inferi risalgo.
L’Essente giudica lo sciacallo!
Custodendo, patendo e coi simili apprendo
perché io ricordi l’atroce sofferenza
dell’esistenza nell’aldilà ove l’oscurità il Nulla dà!
L’ante dell’Essente regna,
padroneggia e armeggia
la dimensione dell’eterna dannazione!
Dal celeste alato fui amato e liberato!
Vivo e condivido il presente per grazia dell’Essente.
Impermanente vivente, anacronista idealista
rimuovo nel ciclo nuovo, ricordando l’atavica missione:
amare l’esistenza con riconoscenza!
Castelnuovo del Garda 04/10/2025 – Poeta Marco Schifilliti
Sinossi
Parafrasi
Illusione beffarda la credenza dell’erranza / nell’impermanenza con veemenza e prudenza / nel presente esente della sostanza dell’Essente.
È un’illusione ingannevole credere nel vagare (erranza): nel mondo caduco ci si muove con impeto e cautela e l’oggi sembra privo della vera sostanza del creatore e dell’energia divina.
Accettando la dualità si cede alla vacuità, / amando così pur l’ineluttabilità!
Se accettiamo gli opposti del mondo come verità assoluto, incontrovertibile e necessaria, scivoliamo nel vuoto e finiamo per amare anche ciò che è pseudo-realtà.
Da sveglio nel risveglio veglio e sorveglio il meglio! / È la via dell’ancestrale alchimia!
Da risvegliato, veglio sul bene: questa è la via della trasformazione interiore più antica.
Per dono e nel perdono vivo / nella via condivido il dono dell’armonia!
Vivo grazie al dono e dentro il perdono; nel cammino diffondo armonia.
Testimoniando, dagli inferi risalgo. / L’Essente giudica lo sciacallo!
Testimoniando la mia esperienza risalgo dagli abissi del dolore; l’energia creatrice (Dio) giudica, gestisce e dispone di chi sfrutta e odia.
Custodendo, patendo e con i simili capendo / perché io ricordi l’atroce sofferenza dell’esistenza / nell’aldilà ove l’oscurità il Nulla dà!
Custodendo, soffrendo e comprendendo con gli altri, ricordo l’atroce dolore dell’esistenza e l’aldilà dove l’oscurità conduce al Nulla.
Ante dell’Essente regna, / padroneggia e armeggia / la dimensione della dannazione eterna!
Il Nulla prima di Dio, domina una realtà che maneggia poteri di perdizione eterna.
Dal celeste alato fui liberato e amato! / Vivo e condivido il presente per grazia dell’Essente / impermanente vivente, anacronista idealista / rimuovo di nuovo, ricordando l’atavica missione / d’amare l’esistenza con riconoscenza!
L’arcangelo Michela, versione angelica di Gesù, mi ha liberato e amato. Vivo e condivido l’oggi per grazia di Dio; da idealista “fuori tempo”, ripulisco di nuovo la mia vita ricordando l’antica missione: amare l’esistenza con gratitudine.
Perifrasi
La poesia ammonisce: credere che il vagabondare nella realtà mutevole porti alla verità è un inganno. L’accettazione passiva degli opposti sfocia nel vuoto, finché impariamo persino ad amare il destino inevitabile. L’io lirico, desto spiritualmente, percorre una via antica di trasformazione: vive di dono e perdono, condivide armonia, testimonia il dolore da cui è risalito. L’Essente (Dio) giudica chi profitta degli altri. La memoria del soffrire preserva dalla dimenticanza, mentre incombe un aldilà oscuro. Prima di Dio regna un caos di perdizione. Un intervento celeste lo libera: così egli vive il presente per grazia, si purifica, e torna alla missione originaria—amare la vita con riconoscenza.
Prosa
È ingannevole credere che il continuo errare nel tempo instabile conduca all’essenza. Accogliendo gli opposti si rischia il vuoto, e tuttavia si finisce per accettare l’inevitabile. Il protagonista, spiritualmente desto, sceglie la via antica dell’alchimia interiore: vivere del dono e del perdono, condividere armonia. Testimoniando il suo passaggio negli “inferi” dell’esistenza, afferma che Dio giudica chi calpesta i deboli. Conserva il ricordo del dolore, consapevole di un aldilà dominato dal Nulla. Prima di Dio stesso pare esistere un regno di dannazione. Da un angelo è stato liberato e amato; perciò vive il presente con gratitudine, si rinnova e torna alla missione ancestrale di amare l’esistenza.
Analisi metrica e stilistica
Struttura
Strofe in versi liberi: nessun metro tradizionale fisso, lunghezze variabili; presenza di enjambement (es. “impermanenza… / nel presente…”, “capendo / perché io ricordi…”, “Essente / impermanente…”).
Rime e suono
Assonanze/consonanze ricorrenti in -enza/-ente (“impermanenza, prudenza, presente, esente, Essente, esistenza, riconoscenza”): stesura fonica che compatta il discorso astratto.
Paronomasie: “esente/Essente”, “per dono/perdono”, “rimuovo/di nuovo”, “veglio/risveglio/sorveglio”.
Allitterazioni: di v (“veemenza… prudenza… veglio… sorveglio… vivo… via… vivente”), di p/b (“padroneggia/armeggia”).
Rime interne e “giochi di suono” (“veglio / sorveglio / meglio”).
Figure retoriche
Metafore e campi semantici: viaggio/erranza; alchimia (trasformazione interiore); inferi/aldilà/dannazione; luce celeste.
Personificazioni/teologismi: “L’Essente giudica”, “la dimensione… regna”.
Climax: “Custodendo, patendo… capendo”; “regna / padroneggia / armeggia”.
Anastrofi/iperbati: sintassi invertita in incipit (“Illusione beffarda la credenza…”).
Lessico astratto e maiuscole personificanti (“Essente”, “Nulla”) danno tono filosofico.
Tono e registro
Solenne, gnomico, sapienziale. Alternanza di enunciati assertivi e esclamativi (valore di ammonimento). Lo stile punta a una poetica dell’ascendenza spirituale: dalla crisi (vacuità/Nulla) alla redenzione (dono/perdono/gratitudine).
Interpretazione complessiva
Il testo è un “monito” contro l’illusione dell’erranza nella caducità. La risposta è oltre il dualismo e il nichilismo. Essa è presente nel risveglio che passa per alchimia interiore, perdono, memoria del dolore e grazia (mediazione “celeste”). L’esito è un ethos della riconoscenza: amare l’esistenza nonostante (e dentro) la sua sofferenza.

